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Tonde ma schiacciate, di un colore intenso che può essere rosso o verde, costolute, le Papaccelle napoletane, dette anche Paprecchie hanno una polpa dalla consistenza piena e croccante.
Per quanto piccole, saltate in padella, sono i contorni ideali per salsicce, costolette di maiale e baccalà.
Peperoni dal sapore rustico sono ideali per la conservazione sia sott’olio che sott’aceto.
Gli orti in cui si coltivava un tempo la papaccella (le parule) si trovavano in particolare nelle vicinanze di Brusciano, dove molti abitanti hanno come cognome “Papaccio”. Le coltivazioni erano localizzate nei pressi di masserie destinate alla produzione dell’aceto necessario per la conservazione: l’aceto si ricavava solitamente dal cosiddetto vino piccirillo, un vino rosso ottenuto da viti coltivate ad alberata (cioè appoggiate ad alberi vivi disposti in filari), aspro e poco alcolico, da consumare subito dopo la vendemmia. Il ciutunaro, così in dialetto si chiamava la persona che produceva le conserve, si occupava di immergere in aceto i peperoni e gli altri prodotti dell’orto all’interno dei cosiddetti rancelloni, sorta di botti in legno che potevano contenere fino a 150 chili di papaccelle intere, mai a filetti.
La Regione Campania ha recuperato il germoplasma e in un campo sperimentale ha riprodotto i semi originari, che sono messi ogni anno a dimora dai produttori del Presidio. Il disciplinare garantisce una produzione di qualità elevata, con reali caratteri di ecosostenibilità ed ecocompatibilità.
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onfezione da 1 barattolo di Papaccella in Olio extravergine d’oliva da 280g
Weight | 0,4 kg |
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